martedì 29 maggio 2007

Richiedi la tua EnoCard compilando l’apposito form

Maggio dei Monumenti a Napoli 2007

“Come ogni anno, anche questa primavera vedrà protagonista Napoli città d’arte nei week-end che vanno dal 27 aprile al 27 maggio 2007, la città partenopea sarà teatro di manifestazioni culturali e di eventi ad alto contenuto artistico. Monumenti e collezioni private, che normalmente restano chiusi durante l’anno, saranno accessibili e visitabili, in taluni casi anche gratuitamente.
Passeggiate tematiche nel centro storico ed itinerari selezionati integreranno il già vasto calendario di appuntamenti.”

La XIII edizione del Maggio dei Monumenti ha per tema conduttore: I Misteri di Napoli, Esoterismo, leggende, superstizioni, riti scaramantici, culto dei morti!

Caspiterina!

Inoltre richiedendo la Enocard tramite Internet potrai partecipare in prima persona al grande evento multimediale che si terrà a Napoli, presso la Grotta di Seiano dal 26 maggio al 3 giugno 2007. La Grotta di Seiano, luogo simbolo di una Napoli antica e moderna è, nell'immaginario collettivo, luogo che rappresenta un insieme di bellezza e paura, buio e luce…palestra del sommo poeta dell'antichità Publio Marone Virgilio.
La card, oltre a rappresentare il gadget dell’evento dà diritto all’ingresso gratuito alla Mostra/Installazione e offre ai possessori il concerto di Peter Schwalm, sabato 26 maggio, presso l´Odeon del sito archeologico fino ad esaurimento posti.

Per prenotare la Enocard, basta iscriversi compilando l’apposito form presente su questo sito:
http://www.brianenofornaples.com/index.php

O perBacco, Bacchino!

Che modernità e che vini che ci saranno!?! Sicuramente campani, per Bacco!
Quasi quasi informo anche Violacea così la conosciamo.

Detto, fatto! Il sabato è combinato, così Ciccina non potrà più dire che non usciamo mai.
Ci iscriviamo.
Perfetto.
Certo questo Peter Schwalm non è che lo conosciamo proprio bene (ah, beata ignoranza) ma non è certo la solita musica (ed è già qualcosa).

Tra l’altro l’evento ci regala la possibilità di rivedere il complesso archeologico del Pausilypon romano del I secolo a.c. che ha un grandioso accesso con la Grotta di Seiano. Si tratta di un tunnel artificiale che, traforando la collina di Posillipo, congiunge Coroglio con la Gaiola, in pratica dopo 800 m. di percorso sfocia in un’area archeologica con un Anfiteatro da 2000 posti e un perfetto Odeon (per le rappresentazioni più intime) in ottimo stato di conservazione. Inoltre si affaccia su un tratto di mare bellissimo da fare invidia ai migliori panorami di Capri!
Un posto suggestivo e incantato.
Vedi qui, quo e qua.

Com’è, come non è, il sabato passa potando il legno secco delle rose (io), legando rampicanti (io), strappando erbacce (io), concimando le piante (io), trapiantando le nuove spezie (io), buttando il veleno (antiparassitario) (io), riempiendo 5 sacchetti di rifiuti organici (io), scopando e lavando a terra tutto il terrazzo (io), innaffiando (sempre io) mentre Ciccina è fuori a vendere e comprare moto e le ragazze lo sa solo iddio.
Ciccillo potete vedere da soli cosa ha fatto tutto il giorno.



Quando fa così lo odio.

Giunta la sera ci chiediamo se mangiare qualcosa prima di andare al concerto ma prevale la tesi light perché con il vino ci sarà sicuramente companatico! Segue un breve dibattito su come raggiungere Coroglio, strada stretta e accidentata che non consente facile parcheggio (ma dove è facile il parcheggio a Napoli?).
Deciso, andiamo con la moto di Ciccina (la polisportiva).
E via, con caschi (quello di Ciccina ha le orecchie posticce dell’orso Ciccione attaccate sopra) e giacchini, guida Ciccina (io non so neanche metterla in moto la moto).
Fino a Posillipo tutto bene poi prima buca.
Dico “Umff” per l’insaccata. Grida lei all’indietro: “Che c’è?”.
“Niente”.
Seconda buca: “Auch!”
Lei: “Come hai detto?”
“Niente, niente.”
Terza buca, si sbullona la cervicale e: “CRIBBIO!”
Lei: “Allora?”
“ALLORA CHE?” faccio io con il collo incriccato.
E anche un po’ aggressivo.
Lei: “che succede?”
Io: “niente, niente, non ti preoccupare.”
“Sto cercando di evitarle (le buche).”
L’omissione mi dichiara che sa bene cosa sta succedendo.
Si sente in colpa e forse non sta facendo tutto quello che potrebbe fare per evitarle le buche (visto? Io non ometto).
Alla fine si giunge in qualche modo.
Scendo dalla moto dolorante e intorpidito e ci avviamo alla fila.



Ci lasciano entrare a piccoli gruppi per percorrere lo splendido tunnel semibuio allietati da incursioni sonore inquietanti e rarefatte tanto che verso la metà il gruppo si sgrana e cominciano i sorpassi. I giovani allungano il passo seminando il resto del gruppo. Noi manteniamo la posizione a fatica, solo perché siamo abbastanza allenati. 800 metri in salita in 11 minuti netti.
Non male.
La suggestione continua alla fine del tunnel dove tutta l’area degli scavi è illuminata con candele a terra. Ci si vede poco ma è bello.
Ci guardiamo intorno cercando qualcuno da salutare.
Niente, che strano?! In genere incontriamo sempre qualche amico, ma questa è gente mai vista.
Boh!?
Cerco con lo sguardo le istallazioni, niente.
I chioschi, niente.
I box, niente.
Le roulotte, niente.
Le botti, niente.
Mi risolvo a chiedere ad un indaffarato omino arancione (protezione civile, non buddista) dove sono i rinfreschi.
Mi guarda interrogativo.
Mi chiedo cosa ci sia da guardare e da non capire.
Gli mostro la Enocard e chiedo: “Allora dove è l’evento?”
Mi guarda stupito ed esclama: “ma è questo l’evento!” e fa un gesto vago ad indicare tutta l’area e una platea di seggiole.
Tra me e me penso di aver incontrato un rincoglionito poi mi calmo e mi dico che lui è addetto alla sicurezza mica alla cultura?
Insomma, in preda a foschi presagi, mi giro, rigiro e raggiro tra un odeon e un anfiteatro, tra un dirupo e una staccionata, niente.
Non c’è niente, neanche un bar.
Il nulla solidificato.
Sconvolto afferro il Protettore Civile di Napoli per il bavero e gli urlo: “e la toilette, dov’è la toilette????”
“All’ingresso.” E si allontana un pò seccato.
Ventidue minuti per una pipì. Troppi. Lo spettacolo sta per cominciare.
Un uomo invisibile fa “scià, scìà, prova” e comincia a ringraziarci di essere intervenuti a questa serata voluta da Braian Ino e dedicata a Napoli.
Mi cominciano a ronzare le orecchie, mi dico che è la cervicale.
Ciccina preoccupata mi fa sedere tenendomi per il braccio.
Invisible Man continua: “…questi i fondamenti del progetto voluto dal curatore e che Brian Eno ha sposato per Napoli, a suo vedere città fortemente simbolica dalle infinite possibilità.”
Braian Ino, Brian Eno, Enocard che si pronuncia Inocard.
Non ci posso credere (ah, maledetta ignoranza).
Ciccina comprende e abbozza da gran signora (poco interessata essendo quasi astemia), l’esperto di vini sono io. E ho detto tutto.
Incomincia l’evento.
Shhhhh!
Sul palco un signore con un basso, un giovanotto o una signorina (non so, non vedo bene) che guarda un maxi-mini-schermo o un mini-maxi-schermo (cioè uno schermo che dovrebbe essere maxi ma per la distanza è mini), una biondina che guarda una specie di tastiera e Tonino il verdummaro di vico Freddo a Santa Maria, giuro che è lui!
Tonino ha davanti a se tre tastiere di computer e altrettanti monitor.
Li guarda per un po’ con una concentrazione degna di Giorgio Cagnotto prima dell’oro dalla piattaforma dei 10 metri.



E comincia.
Se i suoni ascoltati nel tunnel erano rarefatti, questi invece sono iterativi e ripetitivi.
Sono legati ad immagini che vanno e vengono, per lo più in bianco e nero.
Naturalmente suoni elettronici, un po’ freddi e distaccati, volutamente senza armonia.
Impossibili da fischiettare, tanto per capirci.
Sullo schermo compaiono immagini prima geometriche poi con una ripresa a pelo d’acqua di mare agitato, rollio.
Comincio a sentirmi lo stomaco e penso di aver fatto bene a non mangiare.
Ad ogni pausa ti viene da battere le mani per festeggiare la fine, ma non si sa se è finita sul serio ed ho paura della figuraccia.
Mi rannicchio sulla sedia impilabile in vera plastica. Mammina mia che scomoda che è.
Tonino, il verdummaro di vico Freddo a Santa Maria, imperversa saltando da un pc all’altro.
Non capisco se le note le sceglie a caso improvvisando o c’è una logica (a me sfuggente).
Ogni sette minuti si sveglia l’uomo con il basso e spara 2 arpeggi.
Non capisco se le note le sceglie a caso improvvisando o c’è una logica (a me sfuggente).
Ogni 12 minuti si veglia la biondina e fa qualcosa che non capisco su un attrezzo inusitato.
Non capisco se le note le sceglie a caso improvvisando o c’è una logica (a me sfuggente).
Il giovanotto o la signorina (non so, non vedo bene) continua a guardare il maxi-mini-schermo (o mini-maxi-schermo che dir si voglia). Anche qui: Caso o necessità?
L’umidità sale dal mare e ci attanaglia nonostante i giacchini.
Dopo trenta minuti (30) finisce il primo pezzo. Lo capisco dagli applausi e dagli ululati entusiasti.
Improvvisamente mi sento vecchio, disadattato come in una poesia di Alda Merini.
Ciccina mi guarda perplessa, legame empatico.
Comincia il secondo pezzo, gli ululati scemano (eh, eh, eh).
Shhhhhh!
Più o meno come prima, forse con una parvenza di ritmo per la comparsa di una batteria elettronica, of course, che non si capisce chi la suona. Tonino? La biondina?
Le immagini (sempre in bianco e nero) diventano verticali con un effetto illusorio di palazzi che “salgono” a cui, dopo un po’, si aggiungono nuvole che “scendono”, beccheggio.
Boccheggio.
Ciccina poggia il capino sulla mia spalla e si incastra perfettamente nel mio torcicollo. Mi rannicchio ulteriormente sulla sedia e piego la testa sui suoi capelli.
Li annuso soddisfatto, profumano da farmi rilassare.
Per due minuti esatti penso ad un impegno di lavoro della settimana prossima. Poi, forse la fame, mi ricorda che devo scrivere le ricette per il blog: quelle della grande cena.
Le conto, riso, 4 variazioni 4 di melanzane e pesce e il dolce di Pippotto, mammina bella 6 ricettuzze!
Poi la nuova sezione da inaugurare: CondiVisioni (Visioni di Condimenti) in cui riproduco le Vostre ricette, si proprio le VOSTRE!!!!!
Ho già fatte e fotografate la ciambella di carote degli Scriba, il pollo ai semi di papavero di Glo, l’esperimento n° X (che numero?, quando torno vado a vedere) di Lory, il flan di cipolle di Cavoletto, poi i fagiolini per Max ecc. ecc.
Tante altre sono ancora da fare!
Ma non è quello il problema, il problema è scriverci quattro sciocchezzuole vicino per raccontarvele sorridendo un pò. E per quello ci vuole tempo. Che ora non ho.
Allora mi avvilisco un po’ e la mente comincia a vagare lontano per evadere gli impegni, mi ricordo di quando andai a prendere mio fratellino malato a Fai della Paganella in meno di due giorni. Con l’auto di mio padre e con il mio amico/fratello che ora vive in USA.
Al ritorno mia madre mise mio fratello (quello vero, non l’amico) a letto e cucinò le linguine con i peperoncini verdi e pomodoro, alle 6 del pomeriggio. E chi le dimentica più le linguine con i peperoncini e il ritorno degli eroi!
Anche gli spaghetti alla Procidana si fanno con i peperoncini verdi però tagliati ad anellini e aggiunti al soffritto alla fine. E vogliono le alici fresche.
Mmmmhhh! Mi balena un’idea…
Quasi quasi…



Linguine, peperoncini e cozze!
Ma si! I peperoncini verdi li ho comprati e domani prendo le cozze.
Quindi si potrebbero fare con circa 1 chilo di cozze che pulisco e sbollento coperte a fuoco vivo, poi le svalvo e conservo l’acquetta di cottura.
Dopo lavo, asciugo bene e friggo in olio evo (per forza evo e dopo capisco il perché) i peperoncini verdi ma prima ne metto da parte una 15na per il sughetto. Man mano che friggo butto i peperoncini fatti (e per fatti intendo ancora verdi, mi raccomando che non devono dorare!) in una busta del pane (senza briciole) e aggiungo un po’ di sale.
Sacrifico quasi tutto l’olio del fritto ma ne conservo un velo che copre la padella dove butto 2 spicchi d’aglio e una punta di peperoncino (non è obbligatorio ma a me piace).
Mi seguite nel ragionamento?
Appena dorano li tolgo e aggiungo un mezzo chilo abbondante di pomodorini perini tagliati a metà (o schiattati come si dice da noi), li cuocio a fuoco vivace per … ma direi 6-7 minuti. Non di più perché sono buoni freschi.
Metto i peperoncini in un piatto fondo e aggiungo la salsa e tanto basilico ma conservo 4-5 cucchiai di salsa nella padella per dopo. Insieme ad una mozzarella di bufala faranno la loro figura.



Ci siete?
Io si, e mi lecco i baffi perché al pizzetto non ci arrivo ancora. Il contorno è fatto, se dio vuole (e perché non dovrebbe?).
Ora veniamo a noi e riprendiamo la salsa e la rimettiamo a fuoco vivo aggiungendo il sugo delle cozze bollite (ben filtrato ma che ve lo dico a fare…), direi, così a occhio (pardon, a memoria) 3-4 cucchiai, cioè a parità di salsa anzi meno e lascio andare mescolando con la cucchiarella. Il sugo perde il rosso e si arancia un po’. Va bene così, non vi preoccupate, è tutto calcolato.
Scegliamo la pasta.
È questo il vero problema! I peperoncini chiamano le languide linguine mentre le cozze implorano i vermicelli, duri e belli.
Che fare?
Ma, non so bene. Forse prevale il ritorno degli eroi.
Scelgo le linguine. Siete d’accordo?
Allora calo la pasta nell’acqua salata bollente (e con un cucchiaio di olio per non fare attaccare le linguine), 80 gr. a testa, va bene?
La salsetta, nel frattempo che rifletto e calo, si rapprende (che non è una cosa cattiva detta per un sugo), ci butto i rimanenti peperoncini tagliati ad anelli e le cozze sgusciate.
Scolo la pasta al dente, spadello per 2-3 minuti, aggiungo basilico e prezzemolo (si, tutti e due) e servo, che ne dite? Qualche cozza in più e fa da piatto unico.



“Flat?”
“Flat? Ti senti bene?”
“UHU!”
Non posso muovermi. Sono paralizzato.
“Flat, è finito, stanno andando via tutti.”
Sono indeciso se ho una tetraparesi spastica o una paralisi flaccida.
Forse quest’ultima è più credibile.
“AAAGRH, ho una paralisi flaccida, non riesco a muovermi.”
Mi hanno scollato in tre dalla seggiola di plastica. Uno era l’omino arancione.
Sorrideva soddisfatto.
Credo di essere uno dei pochi uomini al mondo capace di avere tre (3) mal di schiena contemporaneamente: alla cervicale (tra sesta e settima), alla scapola destra (apice supero mediale), e al passaggio dalla vertebra dorsale a quella lombare.
Al ritorno nel tunnel camminavo come uno zombie (per capirci).
Un bambino mi ha visto e si è messo a piangere.
Sorridevo soddisfatto.
Domenica si resta a casa.

Art performed by my little Daughter at Sunday morning (waiting for lunch)

6 commenti:

Lory ha detto...

Ccidenti mi mancheranno un sacco i tuoi post,come dicono i piemontesi...A se veduma!!!
A presto,un abbraccio!
Lory

whitewillow ha detto...

Flat, sei un mito!!! Voglio il tuo poster in camera :O)) non posso più fare a meno dei tuoi racconti :O)

flat eric ha detto...

Lory: potere della moderna medicina, sono di nuovo in sella (si fa per dire)!
White: non credo che ti convenga, sai che incubi la notte...
;-]

cybergatto ha detto...

ci-ci-llo ci-ci-llo!!! (sì vado a capo a caso lo so)

standing ovation per la posizione con "gamba pendula".

flat eric ha detto...

Cybergatto: sei una depravata...
;-]

cat ha detto...

geniale la ricetta sognata!
avrei voluto vedere la faccia dell'omino arancione...hhhh
flat non sono fuggito, è solo un periodo un po' schizzato! saluti cat