giovedì 28 giugno 2007

Tanto per avere un … “posto dove appendere il cappello”.

Salve ragazzi, ci sono ma è un periodo incasinatissimo (si può dire?).
Giuro che tornerò … a postare quasi normalmente.
Magari un po’ meno ma torno…
Dalla vacanza in GB sono successe tante cose, molte belle, altre meno, e ora ho un’oretta per me e quindi per voi.
Ne farò buon uso (spero).
Tanto per tenere in caldo il post(o).
Ma dalla settimana prossima…
Quasi normale.
Vediamo un po’ cosa è successo?
Grande vacanza a Londra dove ho conosciuto Balena spiaggiata (? Vuole chiamarsi cosi, ma non lo è e lo sa) che forse diventa la nostra … corrispondente da Londra!
Nientepopodimeno…
Poi, finalmente, il MITICO GUITAROMANE ha cominciato a tradurre le ricette in francese!!!!!
Guardate un po’ le etichette e vedrete!
Se ci riesco, lo convincerò a fare il corrispondente dalla Francia.
Anche se non so dove vive.
Dove vivi Guity?
Infine lavoro, lavoro e lavoro che mi ha un po’ sommerso ma riemergerò.
E (eccezionalmente!!!!) la presentazione del libro scritto a più mani (10 per l’esattezza) presentato giorni fa.
Il giorno prima il mio capo mi fa: “Eric, domani c’è una presentazione di un libro. Puoi andarci tu?”
“Ma Capo! È il mio, anzi il nostro libro!!!”
(e ti ho pure ringraziato per il contributo!! E sappiamo tutti e due quale è stato).
Un grande successo editoriale (?).
Pensate che per trovare un editore abbiamo faticato da morire.
Non ne facevano una questione di qualità del testo (magari!) ma le domande erano del tipo:“quante copie ne comprate?”
“lo adotta qualche corso universitario?”
Infine abbiamo trovato un GRANDE piccolo editore del Sud (si avete capito bene), forse un incosciente che ha deciso di investire nell’opera senza chiedere ritorni!!!!!!!!!!!!!!
A lui devo fare una meritata pubblicità (scusatemi ma se la merita):
PHOEBUS EDIZIONI di Pasquale Testa, un cinquantino di verve e di cultura che ama sognare e osare (mica sono tanti e mica lo dico per il nostro libro!).
Fatemi un piacere, andate a vedere il sito, guardate le facce dello Staff e vi renderete conto che da noi, con gente così, c’è ancora speranza.
E poi, date un occhio ai libri stampati.
Come piacere personale.
Ci sono tanti libri che vorreste comprare e non usciranno mai con le grandi case editrici.
Alla presentazione del libro, al PAN di Napoli (bello bello), Pasquale ha presentato, anzi ci ha regalato, a chiusura, un bellissimo video di Salvatore Manzi, il suo Art Director, un ragazzo che fa cose meravigliose.
Il video era commovente e mostrava due ragazzini sfocati che correvano nel bianco assoluto.
Davvero un capolavoro che ci ha lasciati senza parole.
Alla fine gli applausi erano per il video, non per il libro (giustamente).
Davvero, se avete tempo e curiosità, andate a frugare nel suo blog e vedrete cose bellissime.
PS: il ricavato del libro (ove mai ci fosse) va in beneficenza, of course.
Anche perché il Prof. Universitario che l’ha presentato, nello sbrodolamento obbligatorio in queste occasioni, ha esclamato testualmente: “un libro di lavoro, più di un manuale, anzi uno strumento obbligatorio. Io da domani lo fotocopio e lo distribuisco agli studenti e specializzandi!”
Ma cribbio! io il tuo libro l’ho comprato! Perché cacchio non ti compri TU il nostro?
Lo fotocopia lui!
Io a mia madre l’ho comprato.

E poi ancora piccole cose quotidiane, le ragazze che si perdono in questa lunga estate campana, Ciccina che va a Roma a sentire Vasco, Ciccillo che vomita e non mangia (forse ha un bezoar?), io sommerso da un lavoro matto e disperatissimo che, in certi momenti, non mi lascia fiato nel senso che torno la sera distrutto e mi abrutisco davanti alla TV.
Figuratevi che sono pure dimagrito di 2 (due) kili!
Poi dici che il lavoro nobilita l’uomo…
Dovevamo fare un weekend dalla bella Violamelanzana ma forse salta pure quello.
Ciao Viola, a presto!!!!
E alla fine, un po’ rotto dal periodo, ma giusto per tenere il post(o) caldo, vi lascio con una zuppetta estiva corroborante e rinfrescante, assolutamente da provare:
Zuppa di zucchetta estiva, formaggio e pere.
Così, tanto per festeggiare le primizie di Tonino il verdummaro (quello che quando mi vede sorride a 32 carati).

Ingredienti
Zucchetta estiva 800 gr. (è la prima dell’anno o l’ultima?)
Pere Conferenza (o altra pera estiva) 400 gr.
Gruviera olandese affumicata (o simile anzi meglio simile) 200 gr.
prezzemolo.
Farina di Maizena 1-2 cucchiai.
Olio evo.
Sale e pepe bianco.
Una bella cipolla bianca da 200 gr. circa.
Pane integrale rappreso da fare a tocchetti.
E se vi piace un goccio di vino bianco, aceto balsamico e/o un pizzico di brodo vegetale granulato.


Preparazione
In una pentolotta avviate in poco olio la cipolla tagliata fino a farla quasi dorare e aggiungete, se piace, vino e granulato di brodo vegetale (altrimenti saltate a passo successivo), aggiungete la zucchetta tagliata in pezzi grossolani, aggiungete acqua qb. (un bicchiere), coprite e lasciate cuocere a fuoco basso.
Nel frattempo ponete i tocchetti di pane sulla griglia del forno già caldo (diciamo a 200°?) e tagliate metà del formaggio a quadri e grattugiate il resto.
Quando la zucchetta comincia a sfarsi aggiungete la maizena girando bene per sciogliere i grumi e aggiungete il prezzemolo tritato, aggiustate di sale e pepe, girate qualche minuto aggiungendo i tocchetti di formaggio e ditevi (siete soli al mondo) che “è pronto a tavola!”
Nella fondina va prima il pane (e che ve lo dico a fare?) poi la zuppetta e, infine, prezzemolo, formaggio grattugiato e, se gradito, un goccio di aceto balsamico di Caserta alla Diossina (scherzavo, di Modena of course).




En français, s'il-vous-plaît


...une boisson fortifiante et rafraîchissante, à essayer absolument :

la soupe de courgettes, fromage et poires.

Ingrédients :
- Courgette d'été, 800 g (au fait, c'est la première de l'année ou la dernière ?) (Note du traducteur : en français, on préfère dire combien ça fait de courgettes, c'est quand même plus simple, mais je n'ai toujours pas cette information !)
- Des poires conférence (ou une autre variété d'été), 400 g. (Note du traducteur : ce n'est pas possible, elles viennent sûrement de l'hémisphère Sud !)
- De l'emmenthal hollandais fumé (ou équivalent, c'est même mieux l'équivalent), 200 g. (Note du traducteur : de l'emmenthal hollandais fumé ???? Qu'est-ce que c'est que ce machin ?)
- De la farine de maïs Maizena.
- De l'huile d'olive vierge extra.
- Sel et poivre blanc.
- Un bel oignon d'environ 200 g.
- Du pain complet en petits morceaux, pour faire des croûtons.
- Et (facultatif) un petit fond de vin blanc (une larme), du vinaigre balsamique et une pincée de bouillon végétal tout prêt.

Coupez l'oignon en petits morceaux. Faites-le à peine dorer avec un peu d'huile dans une bonne casserole. Ajoutez le vin et le bouillon émietté ou bien salez. Puis la courgette en gros morceaux. Ce qu'il faut d'eau (un verre), couvrez et laissez cuire à feu doux. Pendant ce temps, posez les morceaux de pain sur la grille du four bien chaud (disons 200° ?). Coupez la moitié du fromage en cubes, râpez le reste. Quand la courgette commence à fondre, ajoutez la maizena en tournant bien pour ne pas faire de grumeaux. Ajoutez le persil haché (on l'a oublié dans liste des ingrédients !), rectifiez l'assaisonnement, sel, poivre, tournez encore quelques minutes en ajoutant le fromage, et hop à table.

Au fond de l'assiette à soupe, on met d'abord les croûtons. Ensuite la courgette. Dessus, persil et fromage râpé. Éventuellement, une goutte de vinaigre balsamique de Caserte à la dioxine de Modène.

(Traduction Guitaromane.)


Un saluto da Ciccillo malato.

martedì 12 giugno 2007

23 giugno, Giornata della Vergogna

I fiori di oggi saranno i frutti di domani cosi come i bambini domani saranno uomini e donne.
Trattiamoli bene, sempre.

Saffron lancia un appello a cui mi sento di rispondere anche se il tempo è poco ed il lavoro è molto.

Spero di aver copiato e aggiornato bene i link.

se ho sbagliato non me ne vogliate, non ho tempo di controllare.

Non si vive di sole ricette.


Posted by Saffron at 9:09 AM:
Vi segnalo questo post scritto da Lucia che ci è stato segnalato da Veronica di "La Testa nel Piatto". Non mi sento di aggiungere altro, vi chiedo solo di leggere.

Si avete letto bene, il 23 giugno si terrà la giornata Mondiale dell'orgoglio
Pedofilo, questo è il sito della manifestazione : ------------ (mi dispiace, Saffron ma il sito non lo metto), non è un sito illegale, non contiene pornografia, anzi questi signori si impegnano a convincere i loro lettori di agire nel bene, di volersi differenziare dai criminali, da chi fa atti violenti, da chi costringe i bambini, i ragazzi, dicendo che loro li amano.

Interessante la galleria di immagini, dove anche babbo natale viene mostrato come pedofilo e interessante questa immagine dove addirittura viene mostrato un prete amorevole con un ragazzo, si evince un desiderio di far apparire assolutamente normale o come perversione sessuale, che ne sò come partecipare ad un'orgia, un rapporto amoroso da tra un ragazzino e un adulto.

Non è una novità, sono 8 anni che questa giornata esiste, che questo sito è on line, nell'indifferenza di tutto gli organismi internazionali, qualcuno ha addirittura richiesto l'intervento dell' ONU, ma tutto è rimasto così comè.

Questa è la prima risposta a questa giornata:

UNA FIACCOLATA A PALERMO CONTRO LA PEDOFILIA
L’Associazione per la Mobilitazione Sociale di Palermo, chiede che vengono oscurati tutti i siti web che in qualche modo danno voce e spazio alla pedofilia. Le istituzioni prendano una ferma posizione considerando reato anche la solo promozione on line di questo turpe mercato. Un fermo “No” contro la “Giornata Internazionale dell’orgoglio pedofilo”.

La parola pedofilia a volte l'avviciniamo a un concetto astratto, bambini molestati, ma l'orrore non ci pervade fino in fondo, invece io voglio suscitare quell'orrore, che sia forte fortissimo, e mi scuso se riporto questo racconto tratto dal libro: Predatori di Bambini, scritto da Massimiliano Frassi,Shay Cullen più volte candidato al Nobel per la Pace, che dal 1974 con la sua associazione Preda è in prima linea nella lotta contro la pedofilia.

Il missionario si chiama Shay Cullen...la bambina, invece, Rosario ( con la 'o' finale ), Rosario Bayont per l'esattezza. Le loro vite si incrociano in una camera d'ospedale. Rosario è stata ricoverata la sera prima con fortissimi dolori alla pancia. Ha dieci forse dodici anni e vive in condizioni inimmaginabili per la maggior parte dei suoi coetanei italiani. Malgrado questo le analisi non riscontrano alcuna grave malattia e gli evidenti segni segni di penetrazione vaginale e anale, sostengono i medici, non possono essere la causa di un dolore così continuativo nel tempo e non controllabile nemmeno con potenti sedativi. Il motivo verrà scoperto solo dopo una lunga e terribile agonia, durata una decina di giorni, quando con la morte di Rosario viene fatta l'obbligatoria autopsia di rito. E così, dal ventre della bimba ecco emergere la risposta ai quesiti dei medici per i suoi insopportabili dolori: il pezzo di un vibratore. Pezzo rottosi, durante la violenza a cui pare l'avesse obbligata un marine della locale base americana.

Che dite ragazzi, blogger, possessori di siti, possiamo fare qualcosa, tutti noi possiamo fare qualcosa? E una risposta mi giunge come una vocina lontana, una vocina che non voglio ascoltare, ma la risposta è forse...no.

Proviamoci, facciamo una catena di blogger, prendete questo post, non dovete citarmi, non dovete linkarmi, se credete che possiamo urlare un NO anche noi, prendetelo e fatelo prendere ai vostri amici blogger, uniamo le nostre forze per qualcosa di positivo.

ringrazio per l'imput, senza di lui questa notizia non sarebbe stata diffusa: Un posto dove appendere il cappello

Posted by Saffron at 9:09 AM
Ciao Saffron e grazie dell'informazione.

mercoledì 6 giugno 2007

Sono un po’ stanchino. Credo che tornerò a casa, ora.

Vesuvio allo specchio

Non ci voleva Forrest Gump stasera.
No, non ci voleva proprio.
Sono facile alla commozione.
Una dopo l’altra tante emozioni, l’INPDAP, Ciccina che fa l’immersione e prende il brevetto PADI e (giustamente) festeggia con i sub, le mie figlie che mandano sms che affermano il loro diritto a dormire a casa di amiche.
No, non ci voleva proprio, di sabato.
Il pensiero, non so perché, vola alle poesie di Quasimodo, al libro di Nadolny Sten La scoperta della lentezza, a Miguilin di Guimaraes Rosa, a Oltre il giardino,ultimo film di Peter Seller, ad altri pensieri.
Vola anche al mio primo viaggio in USA dopo circa 20 anni che il mio fratello/amico stava lì, sono andato a trovarlo.
Sono stato l’ultimo degli amici a farlo.
Forse per manifestargli il mio dolore per la sua assenza, forse solo per pigrizia.
Abbiamo fittato un pick up.
E abbiamo fatto dalla Lousiana alla Florida passando per il Mississipi e l’Alabama.
In un giorno solo.
Come dire: on the road again.
Compreso il ritorno.
In un giorno solo, compreso l’insabbiamento del pick up su una infinita spiaggia della Florida.
Non ricordo quale telefilm volevamo imitare ma ci siamo insabbiati dopo 10 metri. C’è voluto il carro attrezzi per tirarci fuori.
E abbiamo mangiato da Bubba Gump .
Gamberi buoni, porzioni incredibili, a cestini, pochi dollari.
Ma forse avremmo potuto pagare anche cento o mille dollari.
Sarebbe andato bene lo stesso.
Certe cose non hanno prezzo (a volte la pubblicità non sbaglia), non so cosa ne pensiate voi.
È stato un bel viaggio.
Poi lui tornava alla sua università e io al mio lavoro a Napoli.
Ora New Orleans mi dicono che non c’è più, le cose belle passano.
Come dire (con la mamma di Forrest): “Devi cercare il passato dentro di te prima di andare avanti”.

E quindi una serata davanti alla tv, per fortuna con un buon film.
Roba da pensare alle poesie di Quasimodo, al libro di Nadolny Sten La scoperta della lentezza, a Miguilin di Guimaraes Rosa, a Oltre il giardino,ultimo film di Peter Seller, ad altri pensieri.
Buono, la fame passa.
Un’insalata e via, la serata svolta.
Il medico sarà felice, i grassi caleranno.

Eppure, eppure, alla fine del film una piuma bianca vola.
Vola leggera.
In alto.
C’è una nota positiva.
C’è qualcosa che va avanti.
Che mette appetito.
Dobbiamo andare avanti.
Con leggerezza.
Mi torna l’appetito.
La ricetta di Cat: Paccheri, ceci neri e peperoni.
Semplicemente geniale, delicata e colorata.
Non ho 48 ore per i ceci e, soprattutto, non ho i ceci umbri (e foschi).
Non fa niente, mi perdonerà.
Apro una buatta di ceci (bianchi o chiari?) e una di peperoni arrostiti Primavera.
Metto l’acqua sul fuoco.
Mmmmmhhhh, con i ceci qui mettiamo le fettuccelle (non che manchino i paccheri trafilati ma salvo la tradizione partenopea).
Fettuccelle NON ALL’UOVO, ben intesi.
Separo i peperoni rossi che conservo per il set e metto quelli gialli a soffriggere in olio con i ceci scolati per fare un po’ di pappetta (lo so, suona male ma è così) insieme ad aglio e peperoncino.
Scongelo due gamberi di quelli grandi e carissimi (ma Cat se li merita) e li butto nel soffritto alla fine, aggiusto di sale e lo trasformo in piatto unico.
Scolo al dente (e che ve lo dico a fare) e salto in padella a fuoco vivo.
Fotografo e servo in tavola.
Gradisco molto.


La leggerezza di Cat si è persa ma qualcosa è rimasto, lui mi perdonerà, ne sono sicuro.
Fuori il traffico impazza in questo saba infernale del sabato napoletano.
Ora mi preparo alla partenza per Londra.
Bye, See You On Monday!

lunedì 4 giugno 2007

Lo zucchino del pensionato



Entro deciso.
Acciaio, vetri e poltroncine.
Finalmente, dopo 2 anni di indecisione mi risolvo a verificare la posizione pensionistica.
Per tempo. Una volta tanto.
Allora entro. Ore 8,30.
Gli sportelli aprono alle nove.
È pieno, anzi è GIA’ pieno. Tutti maschi.
I vecchi dormono poco, si sa.
Fila davanti alla macchinetta dispensa bigliettini “tagliacoda” (si chiama così, giuro).
Arriva il mio turno (sono le 8,45).
Guardo indeciso i 4 tasti.
1 attività pensionistiche enti locali;
2 attività pensionistiche enti statali;
3 trattamenti di fine rapporto-lavoro;
4 credito e altre attività;
premo 3 deciso e poi, meno deciso, 1 e 2.
“E no!” mi fa, deciso, il vecchietto dietro.
“Così non vale!”
“Ma, ma, ma…” balbetto, indeciso.
“No, no, li posi lì, anzi li dia a me che li passo dietro. Lei ne prende solo uno.”
“Ma non so quale è la fila giusta!” faccio io commovente.
“Allora niente. Chieda prima! Chieda! C’è lo sportello per le informazioni.”
Abbandono per andare allo sportello Informazioni e mi metto in fila mentre il vecchietto indignato si mette i bigliettini in tasca.
Alle 9,12 giungo al Signore.
Sportello blindato manco alla Banca d’Italia.
La sua voce esce da due altoparlanti stereofonici mentre voi (io) dovete parlare in un microfono a bottoncino posto all’altezza della fronte (mia).
La voce stentorea: “Bè, cosa c’è?”
Mi alzo in punta di piedi e sussurro nel bottoncino “Vorrei conoscere la mia posizione.”
“Come dice?” urla, la gente si volta.
“Vorrei conoscere la mia posizione.” Ripeto deciso ad alta voce, sputacchiando un po’ nel microfono alla parola “posizione”.
“Bene, che posizione ha?”
“è quello che vorrei sapere.”
“no, voglio dire, che ente?”
Glielo dico.
“Napoli 2”
“?”
“Forse lei non sa che il ns. Ente ha due (2) sedi a Napoli?”
“E la sede del suo Ente è di pertinenza alla Napoli 2.”
“E questa è…”
“E questa è Napoli 1”
Sto per abbandonare triste, le orecchie flosce.
Mi richiama: “dove abita?”
Le orecchie si drizzano e glielo dico.
“Bene, la sua sede per residenza è qui Napoli 1, per Ente è la Napoli 2.” (giuro che è vero, non sto inventando!)
Siamo in una empasse.
Chiedo io: “ma la posizione non è informatizzata?”
“Certo!” fa lui, ferito nell’orgoglio professionale.
“E allora io, per residenza dico, potrei conoscere la mia posizione?”
“Bè, certo.”
“E allora, quale sportello?”
Si arrende: “numero 1.”
Ore 9,30, torno a fare la fila alla macchinetta tagliacode (si fa per dire).
Mi attribuisco il bigliettino n° 124 e mi vado a sedere ingobbito.
Si discute di colonie estive e del prezzo dei pomodori, che poi sono pomodori olandesi, si sa, perché i nostri non escono prima di un mese. Roba di serra, che schifo, faccio io.
Ottengo consensi, faccio amicizia.
Sono molto esperti, vengono qui quasi tutti i giorni “valorizzando così la funzione sociale dell’Istituto Previdenziale ben oltre la Mission assistenziale…
Si parla di zucchine, qualcuna è già buona, le paesane.
Certo, quelle di Giugliano, faccio. Bravo, fanno.
Fragole, no! No fragole, sono allergico!
OOOOHHHH, poverino!
No, fragole no perché sono finte! Tutte di serra, anticrittogamici, pesticidi vari, antimuffa anti tutto…
Tiriamo fuori i panini perché si sono fatte le 10,30. si propongono scambi, declino e mi tengo la frittatina di prezzemolo al limone (se volete la posto).
Stiamo cominciando a scambiare ricettine di stagione sulle zucchine quando entra una stanga di ragazza.
La Ola parte inavvertita dal vecchio in prima fila a sinistra, il coro fa un OOOHHH pacato, ondeggiante, in fondo rispettoso ma meravigliato della potenza della Natura.
Quando è il mio turno mi alzo con l’aria di spolverare le briciole dai calzoni, è un problema di solidarietà con la categoria, mica altro?
Uno caccia dei tubetti di compresse e ne ingoia una azzurra.
Mah!
Forse si sta esagerando ma non lo dico.
“E’ la campionessa della bocciofila Pacognanese!” esclama un altro.
Si sta esagerando senz’altro ma comunque il tempo passa.
Il vigilante addetto agli ingressi raggiunge la ragazza e le indica l’ingresso, sottraendola ai nostri pacati commenti.
Il vecchietto riprende i tubetti e ne ingoia una bianca contro l’ipertensione.
Continuiamo a parlare di cibo e varie e, finalmente, quando stavo per dare il nome del blog, il segnacode arriva al 123.
Educato saluto e auguro di rivederci presto e mi avvio.
“Seeeeee, in paradiso…” commenta uno.
Faccio gli opportuni scongiuri ed entro.
Sportello 1, il 123 sta salutando l’impiegato, lo bacia su entrambe le guance e lo strizza in un abbraccio entusiasta.
Questo fa bene sperare ma non fa bene sperare un vecchiaccio antipatico che staziona davanti al box dello sportello 1.
E che non era tra gli astanti.
Di dove salta fuori?
Chiamo il vigilante, si volta e vaga verso lo sportello 5, il più lontano.
Esce il vecchio affettuoso, tento di entrare io ma il vecchiaccio antipatico mi batte sul tempo, entra e si siede.
Protesto vibrante.
Il vecchiaccio da dentro fa un gesto come per dire “un momento e che diamine….”
Il vigilante è sparito.
Che faccio? Pianto un casino con l’impiegato?
Ora ciarlano allegri come compagni di merenda.
E se me lo faccio nemico (l’impiegato)?
In corpo mi monta una rabbia che non vi dico ma soprassiedo e mi rifaccio ad anni di dominazione spagnola e di santa pazienza.
Com’è, come non è, tocca infine a me.
Ed entro deciso (e anche un po’ ingrugnito) spintonando sulla porta l’uscente.
Niente armadietti o cassettiere, solo un monitor e tastiera su una scrivania di vetro, vuota.
“Buongiorno!” esclama felice di vedermi l’impiegato.
“buongiorno.” Rispondo freddino.
“cosa posso fare per lei?” fa il lecchino con il senso di colpa.
“vorrei conoscere la mia posizione rispetto alla domanda di riscatto presentata nel 2003”.
“Ente?”
Glielo dico.
“Ahi, ahi – mi fa – forse c’è una complicazione, il suo Ente ricade ….”
“lo so, lo so – faccio sicuro – ma sono in questa sede come RESIDENTE!” e calco bene le parole.
“no, no! Non ha capito, il suo Ente è stato commissariato nel 2003.”
“e allora?”
“e allora bisogna vedere se la domanda giace nelle inevase del disciolto Ente o se, per sua fortuna, giace nelle inevase di quelli confluiti nella Gestione Straordinaria Commissariale degli Enti Inutili e Quindi Disciolti.”
“e come si fa?” domando, indeciso e pavido.
“adesso vediamo.” esclama il munifico impiegato pigiando sul computer.
“ah, bene, bene. È stata accettata.”
Mi rilasso e quasi mi è simpatico. ACCETTATA!
“insomma, accettata cioè ricevuta.”
“cosa ricevuta? L’ho spedita nel 2003! È chiaro che è stata ricevuta! 3 km doveva fare!”
“quella che sembra chiaro a lei non è scontato per noi.” Esclama il tignoso.
“insomma, posso sapere se è stata accettata cioè approvata?”
“caso mai accolta. Cosa vuole sapere la domanda o la richiesta?”
“che differenza fa?”
“la domanda, cioè l’istanza, contiene i prerequisiti per l’istituzione dell’Atto (e lo dice con la A maiuscola) cioè dell’apertura della pratica afferente alla sua gentile richiesta di valutazione che, naturalmente prescinde dal principio di accoglimento che invece attiene, più propriamente, alla soddisfazione del quesito posto in essere con la ricezione della interpellanza…”
“TUTTE E DUE!”
“Bè, dagli Atti (sempre con la A maiuscola), sembrerebbe che la domanda pervenne e la richiesta giacque.”
“sembrerebbe o è?”
“è.”
“Dopo 4 anni?”
“Dopo 4 anni.” Ammette malvolentieri.
“e ora?” lo dico sfiduciato.
“e ora facciamo un bel sollecito.” afferma lui tutto allegro.
Stampa un foglio con il mio nome e ci scrive qualcosa di illeggibile sopra a penna.
“non si preoccupi, ora ci penso io, in un paio di mesi le faccio sapere qualcosa.” Giura entusiasta.
“allora chiamo a luglio?”
“ho detto un paio di mesi, ci sentiamo a settembre, meglio ottobre, non si preoccupi, ora ci penso io.”
Esco scoraggiato e con la coda dell’occhio vedo che qualcosa vola nel cestino dei rifiuti.
Non l’avevo visto prima il cestino dei rifiuti. Era sotto la scrivania.
Scanso il sondaggio sulla soddisfazione dell’utenza e mi avvio verso casa.
Strada facendo penso che vorrei cucinare i calamari imbottiti di zucchine e frutti di mare di Gennarino ma prima passo da Tonino l’erbivendolo di vico Freddo a Santa Maria.
Cribbio, ha delle zucchinelle mai viste prima! Tonde e ciotte che sono uno sballo!
Chiedo cosa ci possiamo fare e lui, docente, risponde dorate e fritte con la mozzarella o imbottite.
AriCribbio, queste i pensionati non le conoscevano!!!???
Non ho dubbi e ne compro 8 sconvolgendo tutti i piani.
Camminando verso la pescheria mi invento come farle.
A Napoli, come saprete, impera la Scapece, che poi sarebbero zucchine fritte conservate nell’aceto che anticamente si tenevano in un boccaccio di creta bianca per più giorni.
Il sig. Scapece, inventore geniale, se le inventò perché non c’erano i frigoriferi e, qui da noi, faceva un gran caldo, e, per mitigare la puzza dell’aceto, aggiunse addirittura la mentuccia.
Insomma, le omonime zucchine risultano ottime al gusto, conservabili per giorni e magicamente profumate. E non è poco.
Il sig. Scapece annovera tra gli avi Ser Escabeche nominato per la prima volta (addirittura) nelle Mille e una notte!
L’ideuzza sbozza leggera ma si completa al ricordo del finocchietto selvatico comprato per fare il pollo copiato da …(cribbio, non mi ricordo più da chi????).
Infine sboccia trionfante al pensiero del mese trascorso in Mexico a mangiare profumatissimo Ceviche (pesce e aceto o limone).
Ecco, è fatta.
Arrivo in pescheria ed entro deciso.
“Voglio un calamaro.”
Pago, esco e vado a casa.

Zucchinelle ripiene di risotto profumato



Ingredienti per 4 persone in piene facoltà mentali:
riso Flora classico parboiled 320 gr. (oppure vialone nano ecc.)
aglio fresco 4 spicchi
menta, finocchietto selvatico, prezzemolo
Aceto balsamico 1 cucchiaio
Aceto bianco di vino 2 cucchiai
Vino bianco secco mezzo bicchiere
Olio evo 4 cucchiai e un po’
Brodo vegetale leggero con qualche foglia di menta e di finocchietto oppure con qualche tentacolo di calamaro (meglio)
Un calamaro fresco (300gr da pulito)
8 zucchinelle tonde
Sale & pepe bianco

Preparazione
Lavate, tagliate un cappuccio e svuotate della polpa le zucchine (facendo attenzione a non romperle).



In un tegame avviate in olio (2 cucchiai), 2 spicchi d’aglio e il calamaro pulito delle interiora e tagliato a pezzetti piuttosto piccoli a fuoco medio, quando il calamaro diventa bianco (cioè perde il traslucido) aggiungete la polpa sminuzzata delle zucchine, soffriggete per un po’, aumentate il fuoco e aggiungete un cucchiaio di aceto bianco e menta e finocchietto sminuzzati.
Sfumate e abbassate il fuoco, portate quasi a cottura regolando il sale.
Quasi alla fine aggiungete un cucchiaio di aceto balsamico e ancora un po’ di menta e finocchietto.
Lasciatelo appena brodoso.
Nella pentola per il risotto fate cuocere a fuoco dolcissimo due spicchi d’aglio schiacciato in 3-4 cucchiai di olio (senza cipolla? Si, un risotto senza cipolla e senza burro, povero Allan Bay!), quindi aggiungete il riso e fatelo tostare a fuoco vivo rimestando spesso per un paio di minuti prima di aggiungere vino e aceto bianco caldi, continuate a girare e sfumate.
Aggiungete il brodo bollente un mestolo per volta e, quando siete a metà cottura, aggiungete la polpa di zucchine e calamari (abbiamo detto un po’ brodosi). Tenete da parte qualche pezzetto di tentacolo per la guarnizione.
Spegnete con il riso ancora croccante e aggiungete un altro cucchiaio d’olio e un po’ di menta e finocchietto tritati. Girate e coprite per un paio di minuti. Provate il sale, se vi piace questo è il momento del pepe.
Ungete d’olio (poco) dentro e fuori le zucchinelle svuotate, ponete sul fondo una fogliolina di menta, riempitele del risotto e coprite con pochissimo finocchietto e prezzemolo, incoperchiate e ponete al forno preriscaldato e ventilato a 220° in un ruoto adatto, per 20 minuti circa.



Che dire?
Questa volta sono soddisfatto di me. Un profumo notevole per un piatto delicato e gradevole.
Naturalmente si può fare come un semplice risotto se non trovate le zucchine tonde.
PS: la variante vegetariana prevede di fare tutto uguale eliminando il calamaro (of course!) e aggiungendo un bel po’ di taleggio in chiusura di cottura del riso.
Se lo rifate, vi prego di citarmi ai commensali.



E Ciccillo che dorme beato sui miei calzini appena asciugati al sole e me li impela tutti.

venerdì 1 giugno 2007

Smoke gets in your eyes



La mia storia culinaria è piuttosto scarna, appresa dalla gran cuoca di mia madre.
Naturalmente, essendo maschietto, non pensate che mia madre si mettesse lì a spiegarmi le cose. Ci provava con mia sorella che, però (sigh) non se la filava proprio.
Erano i tempi del rock & roll (roba da museo), dei Platters (quelli di Smoke Gets In Your Eyes, tanto per capirci), dei mangiadischi (come dire un post di Morso ;-]. Non esistevano le cuffie ma mia sorella riusciva lo stesso ad ignorarla.

[Smoke Gets in Your Eyes
They asked me how I knew
My true love was true
Oh, I of course replied
Something here inside cannot be denied

They said someday you'll find
All who love are blind
Oh, when your heart's on fire
You must realize
Smoke gets in your eyes

So I chaffed them and I gaily laughed
To think they could doubt my love
Yet today my love has flown away
I am without my love

Now laughing friends deride
Tears I can not hide
Oh, so I smile and say
When a lovely flame dies
Smoke gets in your eyes
Smoke gets in your eyes]

Io, nel frattempo, giocavo a soldatini (si diceva così) sotto il tavolo della cucina. Era un bel tavolo grande, protettivo, di legno con il piano di marmo bianco e grigio segnato dalla vita quotidiana.
E quando non serviva, il marmo era coperto da una tovagliaccia di plastica a fiori (orribile, ma non c’era molto da scegliere e Geneviève Lethu non esisteva ancora).
Io stavo nascosto li sotto, invisibile e silenzioso finché mia madre si dimenticava di me, a giocare con le mollette dei panni. Erano mollette bellissime in legno con la molla d’acciaio (mollette appunto).
Le nuove (o le meno vecchie) più chiare, uguali erano i soldati americani, quelle vecchie, sporche e scure di tante piogge, erano i tedeschi.
Gli italiani non c’erano perché la rimozione collettiva del dopoguerra non rendeva possibile credere a noi come ad un popolo guerriero. La guerra la fanno sempre gli altri, “italiani, brava gente”.
Inutile dire che lasciavo vincere sempre gli americani anche se ricordo, a volte, atti di eroismo tedesco. Già allora cercavo, nel mio piccolo, di essere politically correct .
Naturalmente da sotto il tavolo non potevo vedere cosa mia madre stesse facendo. Ma potevo sentire e annusare.
Pertanto la mia scuola si è basata sui sensi sbagliati, una specie di don Gnocchi per cuochi.
Riuscivo a sentire i movimenti, le volte che girava la salsa, quando aggiungeva qualcosa che sfrigolava, se c’era vino o no, il profumo del ragù che vira quando non spruzza più il pomodoro fuori dalla pentola ma comincia a pippeteare con lente bolle mentre cambia di colore (voi da sopra potete vedere).
Cucina tradizionale quindi e per giunta monca di un elemento fondamentale, la vista.
Non solo questo limite ma anche nelle scelte dei cibi (alimenti per me è un’asettica parolaccia) in quanto a quei tempi si mangiavano poche e ripetitive cose e ad ogni giorno corrispondeva un piatto (più o meno gradito). La soddisfazione degli utenti (noi figli) era minima il venerdì con pasta e fagioli e baccalà (ora mi fanno impazzire) e massima la domenica (Ragù, ragù, ragù). La domenica spesso c’erano i dolci (che chiamavamo “paste”).
Insomma so qualcosa di pasta (spaghetti, ziti, paccheri, maltagliati ecc.), pesce (alici, totani e merluzzi vari conservati), carni e verdure, di riso solo quello con la verza ed il mitico sartù.
Di sughi e intingoli conosco praticamente solo quelli fatti con olio, aglio e/o cipolla, carote (poche), sedano (molto), passi & pinoli, basilico o prezzemolo, olive & capperi.
Il burro solo sul pane.
Insomma, la mia storia, i miei limiti in poche righe.
Eppure, eppure, eppure, da quando mi sono affacciato in internet parlo di shiro miso , discetto sui lieviti , discuto con proprietà di farine di kamut o di castagne, uso lo zenzero quasi tutti i giorni così come la maizena, cose che fino a due mesi fa ignoravo completamente.
AAARGH! COSA MI STA SUCCEDENDO?
MI AVETE INFETTATO?
DIVENTERO’ ANCHE VEGETARIANO?????????????

Insomma, passatevi una mano sulla coscienza perché è anche (un poco) colpa vostra se, da un pò di tempo penso ad una nuova sezione da inaugurare: CondiVisioni (Visioni di Condimenti) in cui riproduco le Vostre ricette, si proprio le VOSTRE!!!!!
Ho già fatte e fotografate la ciambella di carote degli Scriba, il pollo ai semi di papavero di Glo, l’esperimento n° 1 di Lory, il flan di cipolle di Cavoletto, poi i fagiolini per Max ecc. ecc.
Premessa obbligatoria: come è ovvio riprodurle non può significare rifarle uguali perché sono ammesse variazioni, non sempre si reperiscono gli ingredienti giusti, gli attrezzi e pentole magari sono sbagliati o semplicemente diversi, and last but not least, la mano (mia) potrebbe essere fallace!
Bene, cominciamo dai cari Cuochi di carta – Scribacchini per simpatia e anche per riconoscenza in quanto (voi non sapete) ma oltre a scoprirmi in un loro gironzolare, mi hanno offerto il loro aiuto in un fitto epistolario (emailario?) introducendomi ai segreti dei blog (per me sconosciuti)!
Per le altre condivisioni andrò semplicemente …in ordine sparso.
Guten apetit!

Torta di carote formaggiosa



La ricetta l’ho seguita quasi pedissequamente e pertanto la riprendete qui dagli Scriba.
Le uniche variazioni sono:
yogurt naturale 150 gr (invece di un vasetto)
farina di kamut 300 gr. + un altro po’ (invece di 2 vasetti)
olio evo 4 cucchiai (invece di 1/3 di vasetto)
formaggio grattugiato non troppo fine: parmigiano e provolone fresco abbondantissimo (invece di Friburgo, Piave mezzano o affini)
e ho aggiunto 7-8 nocciole tostate macinate.



Finora costituisce l’unico modo esistente per far mangiare le carote alle mie figlie e confermo che è bella, morbida ed è buona anche tiepida, anzi meglio che fredda!
E, che dire agli Scriba?
Grazie cari, a buon rendere!

Ciccillo che fa la guardia al forno