“ILLATINI, DICA?”
“Pronto buonasera, sono il sig. Accomodare Perni, chiamo da Napoli, volevo sapere…”
“DICA PURE, DICA?”
“Cioè, emmh, prenotare per domani…”
“7, 30 o 9,30”
“Preferirei la sera, se possibile…”
“19,30 o 21,30?”
“Eh, dunque il treno…, facciamo alle 21,30 per due.”
“SIGNOR?”
“Perni, Accomodare Perni”
“A DOMANI SIG. PERNI”
TLLAC.
Rinfrancato dalla sintetica telefonata (nordica efficienza) confermo a Ciccina la prenotazione e passo a preparare il sintetico bagaglio.
Già, si riparte per l’ennesima volta ma questa volta la colpa (pardon, il merito) è tutto di Ciccina.
Fungo da cavalier servente o cicisbeo che dir si voglia per accompagnarla in quel di Firenze per un affaraccio suo.
Qualche consolazione ce l’ho: una mattina libera per gironzolare nella bellissima città e la cena da IL LATINI, la trattoria che compare (addirittura) sulla copertina del “Gambero rozzo” di Cambi.
La sera dopo ci rivediamo direttamente alla Fiaschetteria (così nacque e così si definiscono) in via dei Palchetti 6 r (tel. 055/210916).
C’è già una folla scalpitante composta di molti turisti stranieri, abbastanza italiani e qualche giovane fiorentino in cerca di forti emozioni. E noi.
In prima fila a cingere l’assedio credo ci sia la squadra di rugby dell’Irlanda.
Fiaschetteria Latini durante l’intervallo della partita
Forte della prenotazione, sorrido rassicurante a Ciccina (che mi sembra pallida e spaventata) e lancio qualche commento sulla stupidità di chi non prenota nei locali famosi. Insomma maramaldeggio un po’. Mi faccio strada a gomitate, pervengo in qualche modo all’ingresso e mi trovo di fronte Hugh Grant in minimis.
Comanda lui l’accesso.
“Perni, Accomodare Perni!” grido dietro le tremende spalle della seconda linea (lock) d’attacco della nazionale irlandese.
Mi alzo in punta di piedi, Hugh evade il mio fiammeggiante sguardo. Rigrido.
Sguarda appena la lista: “Non risulta.”
“Ma come non risulta?! Guardi bene, Perni, Accomodare Perni, ore 21,30!”
Ciccina, saltella imbarazzata, con un saltello scorge il Grant’uomo, sgomita e passa avanti.
Chiaramente gioca sull’occhio ceruleo e quella dolce abbronzatura che le dona la vita sportiva.
A bassa voce ripete: “Perni, Accomodare Perni”.
Le parole pacate e stentoree fanno vibrare i prosciutti appesi all’interno.
Risguarda la lista: “Non risulta.”
Resiste anche a Ciccina abbronzata, sarà mica gay?
Finto a destra e sfondo la seconda linea sulla sinistra, guadagno la meta.
Siamo di fronte, io e lui.
La musica si alza tesa e ricorda il miglior Morricone.
Ci guardiamo.. Un tic gli guizza sul bel volto tra sopracciglio e zigomo destro.
Ha riconosciuto il mio dialetto. Per lui potrei essere Sandokan (quello di San Cipriano).
Stempero.
“Può ricontrOllare, per favore?” e sulla O di rincontrOllare faccio casualmente la boccuccia a rosellina.
Ricontrolla: “Niente, mi spiace”.
Guarda lungo, chiama otto persone a caso (mi sembra).
Genere Ameba?
Comincio a sobillare le masse con la tecnica di Masaniello, commento, mugugno, bofonchio, spargo dubbi sulla regolarità degli ingressi ed in cinque minuti netti siamo ammessi in sala.
Ci sistemano con altre persone, due ragazze americane simpatiche e ridanciane ed una coppia siciliana.
Siamo fortunati, i siciliani sono di buona compagnia, lei somiglia ad una Nancy Brilli del palazzo accanto e lui si pone fisicamente tra Pippo Baudo e Franco Battiato, persone colte e gradevoli, ceppo normanno, appassionati di cucina ma (fortunatamente per noi, e dopo capirete perchè) a dieta.
Inoltre conoscono il (sor) Latini e non è da poco (doppia fortuna, e dopo capirete il perchè)!
Quando arriva il cameriere stiamo già sorridendo tutti insieme e le vicissitudini esterne giacciono dimenticate.
Le ragazze ordinano vino bianco e ravioli + insalatina, sorridiamo comprensivi e un po’ saccenti, ci guardiamo in quattro (anzi in otto occhi) e ordiniamo all'unisono antipasto di salumi, ribollita, zuppa di farro e bisteccona, Chianti della casa e: “Poi vediamo per il dolce, grazie.” Ridiamo compiaciuti.
Passa a salutarCI il (sor) Latini in persona e ci accomuna idealmente ai suoi amici siculi.
Cambio di passo, arrivano i ballon tipo Bordeaux, cambia il vino (che già era buono), arriva subito anche il mega vassoio di affettati con un prosciutto sublime e un’ancora più sublime finocchiona delle dimensioni della classica mortadella. Uno spettacolo.
Qui nasce il problema: Ciccina non ama i salumi (donna da formaggi) e gli amici siculi sono a dieta ferrea (storie di colesterolo, annuisco a bocca piena, molto comprensivo). Non è certo il posto in cui andare per il sottile.
Insomma faccio quel che posso e mantengo alto l’onore degli astanti.
Il vassoio viene ritirato vuoto.
A seguire ribollita e zuppa di farro in zuppiere esagerate.
Loro saggiano languidi e insistono per farcele svuotare mentre raccontano della loro bella regione.
Ciccina contribuisce al racconto per le sue ascendenze catanesi, io sorbisco a cucchiaiate asciugandomi educatamente col tovagliolo un filino colante. La ribollita è da sballo, impensabile replicarla.
Mi sento costretto a raddrizzarmi sullo schienale della sedia e guardarmi un po’ intorno per sgranchire il collo.
Tutto procede bene, passa Hugh Grant, gli sorrido affettuoso.
Arrivano le bistecche, impallidisco.
Qui Ciccina mi da una mano valida. Ci sono persone che è meglio comprarle un vestito che portarle a cena.
I Trinacri sbocconcellano vaghi e lasciano anche la bistecca. La guardo in silenzio, con una punta di tristezza.
Domani piangerò, lo sento.
Rifiutiamo il dolce con decisione, come un unico sodalizio.
Ripassa Hugh e gli chiedo un Glen pensando a una parentela. Non capisce e mi porta una grappa sicula (forse in onore dei nostri nuovi amici).
Paghiamo il conto: 35 euri pro capite e caracolliamo soddisfatti verso la porta, non senza ammiccare al portiere/cerbero.
Cerco un biglietto da visita da scambiare con i siculi ma, mentre prendo il portafogli ricordo di non averli mai avuti. Lo ripongo mesto e mi riprometto, per l’ennesima volta, di farli stampare al più presto.
Concludendo: l’impressione di una catena di montaggio per l’ingrasso di oche (turistiche) da foie gras rimane ma sulla alta qualità e bontà dei cibi non ci sono dubbi. Ed il conto, con i tempi che corrono, è da bettola.
Sorprendente.
Ad ogni buon conto, e sicuro che voi siate più bravi di me, vi posto anche la ricettuzza della Ribollita secondo Il (sor) Latini. Io, dopo aver gustato la sua meraviglia, non ci provo nemmeno a farla e resto convinto che, in questa ricetta, manchi il segreto:
Ribollita (secondo il Latini)
Ingredienti: Cavolo nero, Cavolo verza, Bietola, Porri, Carote, Cipolle rosse, Pomodori maturi, Sedano, Fagioli cannellini, Prezzemolo, Basilico, Pane parzialmente integrale cotto a legna, Olio di oliva e.v.o. (di quello bono) Sale e pepe.
Preparazione: Soffritto di cipolla e olio di oliva. Aggiungere pomodori possibilmente passati. Dopo aggiungere le verdure, precedentemente tagliate a dadini. Aggiungere i fagioli con la propria acqua. Quando il minestrone così preparato è pronto, coprire con strati di pane tagliato, aggiungere olio di oliva e far bollire.
Ma, per non lasciarvi a bocca asciutta, apparecchiate pure la tavola che vi posto la mia ricettuzza della altrettanto mitica:
Pappa col pomodoro
Ingredienti : Per 4 flaccide persone
800 g. di pomodori San Marzano maturi
350 g. di pane integrale raffermo
2 spicchi d’aglio
Peperoncino
2 cm di zenzero, sbucciato e tritato
Basilico, prezzemolo e mentuccia fresca
1 litro di brodo vegetale (usano anche quello di carne ma forse…)
Olio extra vergine di oliva (di quello bono), 3 cucchiai
Preparazione :
Versate l’olio in un tegame e fate rosolare un battutino di zenzero fresco tritato, aglio, peperoncino, prezzemolo, menta e basilico. Aggiungete i pomodori precedentemente scottati e pelati, fate cuocere fino a raggiungere il bollore, aggiungere il pane tagliato a fettine sottili, mescolare bene e quando il pane avrà assorbito la salsa di pomodoro aggiungere il brodo bollente regolando il sale. Far bollire per circa 15 minuti aggiungendo altro brodo se occorre. Lasciare riposare per circa un’ora, quindi mescolare bene per disfare completamente il pane.
Servire calda ma non bollente con un filo d’olio a crudo ed un ciuffetto di basilico.
Se la servite fredda, in bicchiere alto, come un gazpacho andrebbe meglio la cipolla al posto dell’aglio e l’aggiunta di aceto (o limone) per esaltare la piacevole acidità del pomodoro (e magari un cucchiaino di wodka?) decorato con un gambo di sedano bianco fresco.
Buon appetito anche da Gianburrasca!
8 commenti:
Che ricordi Flat,la mitica ribolitta del latini!!!
E'vero nn si può replicare,manca una cosa importante,l'aria che si respira,Firenze è unica...
Ho vissuto li un anno pericolosamente :-)))
Bellissimo come sempre il tuo racconto...
Quanto mi piace il link che mi hai messo tutto siglato!!!!
ti invidio moltissimo per la ribollita...
flat sei un mito! come le racconti tu le cose c'è da scompisciarsi dalle risate. A proposito aspetto te e ciccina per un tour vinoso tutto campano!
statemi bene!
prima o poi provo anche questa...ma quanto viaggiate voi ??? che invidia :O) !!!
Lory: aspettiamo di conoscere i pericoli … vissuti!
Giovanna: il tuo blog mi piace moltissimo! Quando ci dai la ricetta degli involtini di pesce spada? Li amo!
Violacea: tienici informati che voliamo ovunque ci dici!
Whitewillow: è vero! In due mesi abbiamo visto (e rivisto) tanto che vorrei calcolare i km!
Però dopo un po’… viaggiare stanca e non hai tempo da dedicare ad altre cose pure belle!
;-]
racconto fantastico!
E grazie anche a te Saffry!!!!
mi farai arrossire.
):-O
arrivo in ritardo ma voglio dirtelo lo stesso: grazie, detto da te è un grandissimo complimento. Per gli involtini di spada... vedrò cosa si può fare ;)
Ps: Ah, é bruttino anzichè no alla mia capretta no, eh???
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