martedì 19 febbraio 2008

Real time (solo per i suoi occhi)!

Bene! Oggi è il compleanno di Ciccina! Compie 36 (dicansi trentasei) inverni (alcuni piacevoli, altri no. come tutti).

Questo è cominciato freddino ma vediamo di riscaldarlo un pò!

E ho giurato (a me stesso perchè a lei non è che tanto gliene frega...) di fare un post "very real time". Insomma come fate voi, no?
Innanzitutto cominciamo a prenderci un giorno di ferie (per essere pignoli: due, uno lei e uno io [par condicio]).
Sinceramente non credo che per questo lo stato della Campania peggiorerà di molto (ma non si sa mai. Fatemi sapere).
Bene, com'è come non è, carichiamo il Pollo e partiamo verso mete e gite agognate da tempo.
Più o meno da quando a Natale le ho regalato la carta dei sentieri dei monti Lattari (leggi: penisola sorrentina- amalfitana).
Direzione Nerano in penisola sorrentina.
Il pensiero che oggi amici e nemici siano al lavoro ci conforta durante il viaggio.
E infine giungiamo.
Come potete ammirare lo spettacolo è splendido!

Niente munnezza (in tutti i sensi e le accezioni).
Siamo soli sulla spiaggia.
Da qualche parte un martello batte lontano e un pescatore pitta la sua barca.
E noi.
Quanto basta.

Ciccina dispiega la mappa e ci avviamo felici ... incontro all'avventura!
Il tempo è splendido e l'aria mite, sembra primavera!
(io per precauzione prenoto due posti al Ristorante Mariagrazia perchè non si sa mai, dovesse arrivare un pulman di giapponesi?).
Il sentiero è splendido, facile in lieve salita all'inizio e poi in discesa!
Incontriamo una torre saracena diroccata e subito dopo il panorama si apre sulle isolette dei Galli, una meraviglia!
Ed ecco la meta: la baia di Recommone!
Nessuno, solo un contadino solitario che cura l'orto.
Ci saluta scontroso (ma non so dargli torto).
Facciamo le solite cazzate sulla spiaggia, tipo: tirate legnetti al Pollo che si guarda bene dal riprenderli, toccare l'acqua e dire che è fredda ma non è gelida, fumare una sigaretta, guardare la petroliera che passa, l'acqua trasparente...
Provo anche a tirare la pietra piatta che saltella tre volte, Ciccina non mi ha visto.
Desisto con una certa dignità.
Passata la mezz'ora si riprende il sentiero per tornare a Marina del Cantone (leggi: Nerano), dovessero mai arrivare veramente i giap?
Per una stupida e misteriosa legge del "contrappasso" (vedi Murphy) ciò che prima era in discesa diviene salita. Ma ce la facciamo.
Siamo con solo 20' minuti di anticipo (perfetto).

Ci sediamo felici e ordiniamo anche se in realtà da Mariagrazia c'è poco da ordinare:
antipasto e spaghetti alla Nerano (con le zucchine).
Punto.
Se volete il pesce c'è ma ci sono anche altri ristoranti (tra i migliori della penisola sorrentina tipo Taverna del Capitano e Quattro passi).
Ciccina voleva mangiare gli spaghetti alla Nerano e allora punto.

Nell'attesa Ciccina mi spiega come si arrotolano i tovaglioli per la ns. futura trattoria.
Ma per fortuna arriva l'antipasto.
Che dire... guardate e giudicate da soli.
Lo spazzoliamo via con allegria ciarlando del più e del meno (e anche sparlando un pò di chi sta lavorando [chiedo scusa, ora sono pentito]).
E poi, meraviglia delle meraviglie, arriva il piatto forte:

gli spaghetti alla Nerano!!!!!!

Per la contentezza parliamo a bocca piena (non si fa) e le racconto come ho imparato a farli mentre lei mi chiede come si fanno!
Le ripeto come ho imparato a farli mentre lei, felice, con uno spaghetto che sporge dal dolce labbro, mi chiede se ci mettono l'uovo.
Le racconto la ricetta e lei, contenta, chiede (ancora) al signore che ci serve se c'è l'uovo.
(E NO, CHE NON C' E' L'UOVO E CHE C....)
No signora- fa lui compito - non c'è uovo né panna.
Allora le svelo il segreto della cremina ma continua a guardarmi dubbiosa.
Ma passa un gabbiano, un battito d'ali e chiediamo il dolce saltando il secondo.
La delizia al limone è deliziosa (eh, eh, eh) e paghiamo contenti della giornata un prezzo non da trattoria ma tant'è (70 euri).
Ci guardiamo felici.

Lei fa: "Andiamo?"
Le rispondo ammiccante: "Dove vuoi tu, amore."

Fine della prima puntata.

domenica 17 febbraio 2008

Piatti, non parole!!!


La vita dei supereroi è molto impegnata, a volte intricata (?).
Voi immaginate che ogni tanto una domenica scorra tranquilla, quasi inerte… e, mentre state aspettando gli amici che vogliono festeggiare con voi la nuova auto (per la cronaca una Peugeot 306 o 308, boh?) e portarvi a mangiare nel sicuro porto di Pozzuoli, ecco che giunge la chiamata!
“Ciccina?” urla una sconosciuta.
“Ehh?” fa la bella inopportunamente in vivavoce.
“Oh, Ciccina ho rotto un piatto!”
E chi se ne frega mormoro io, la prossima volta stai più attenta. Giusto?
“Oh, Ciccina, mi devi aiutare!” pretende l’interlocutrice misteriosa “del servizio buono di mammà, quello del MATRIMONIO!!!!” continua la dessa.
“Mein Gott!!” esclama la bella poliglotta mentre io comincio a strabuzzare e lei a partecipare al dramma.
Eccola lì la vita.
Basta una parolina e le cose cambiano.
Almeno per le donne (non sposate).
La guardo (Ciccina) e la vedo con gli occhi sbarrati, il labbro imperlato di sudore, i capelli frementi, partecipe e addirittura compartecipe al dramma (matrimoniale).
Solo per una schifosa parolina.
Uno si immaginava di andare a Pozzuoli, una domenica serena, magari una frittura di pesce (perché a mare non c’è ancora tanta munnezza) e invece ìncipe il dramma su di noi, così, come se niente fosse.
Insomma, chiuppiti cchià (che a Napoli significa: per non portarvela a lungo), i genitori della sua amica emigrata salgono ospiti tra qualche giorno e vorranno mangiare nel servizio buono e lei (proprio ieri) ha rotto il piatto tondo di portata.
E chi se ne frega!, bofonchio io uomo vile e già arreso al destino.
“Flat?”
“Eccomi”
“Dobbiamo andare a comprare un piatto”
(eccola)
“Ma è domenica!!!!” tento speranzoso.
Solimene non chiude mai.” risponde il comandante Carlas.
“Ma Totti e Titta con l’auto nuova?”
“Verranno con noi”.
“Ma dove?” (mo mi incazzo, eh?).
“A Vietri, sul mare.”
A beh, poteva andare peggio.
A volte mi faccio schifo da solo per quanto capitolo presto.

Trenta minuti, baci e abbracci, oh, ma che bella questa auto nuova nuova?! e siamo sull’autostrada per Salerno (A3 per i cultori) diretti a Vietri sul mare (da non credere, no?).

Ed ecco Solimene che ci attende.
La fabbrica è notevole, un palazzo degli anni ’60 (credo) ricoperto di fondi di vaso, originale e bello.
Certo stona un po’ con l’ambiente della costiera amalfitana ma (come si dice?) chi non risica…
Nella fabbrica stanno girando un episodio di una serie tv “Capri” che non mi dice niente ma c’è tanta gente eccitata (tra il pubblico).
Passiamo indenni ed entriamo.



Il negozio più disordinato che abbia mai visto!
A destra un bancone e da tutte le parti piatti e stoviglie a mucchi e pile, vale il viaggio!
Teste di cavallo, statuine, vasi, insomma l’incredibile in ceramica!
Ciccina viene indirizzata nella difficile ricerca e arruola Totti&Titta.
Ho detto difficile? Impossibile! Perché non c’è ordine nelle serie!
Da non credere.
Mi defilo e faccio un po’ il cascamorto con la bella banconista.
“Fate piatti anche per ristoranti?”
“Certo!” fa la bella e mi porta (per mano) in una sala da sballo dove custodiscono (e vendono a pochi soldi) gli avanzi (esuberi, errori, cambi di marchi…).



Le lascio la mano allibito e lì mi perdo.
L’ebbrezza di Noè (carinissima vineria di Napoli, ciao Luca!), Valeggio sul Mincio, Cosenza, ristoranti di tutta Italia anzi di tutto il mondo (francesi, americani, cinesi di Hong Kong)!
Insomma, uno sballo!
Comincio a sognare un nuovo servizio di piatti (senza matrimonio) con ogni piatto diverso!!!!
Oppure, ancora meglio, la mitica trattoria di Flat con il proprio marchio!!!!
Penso al colore del fondo, al bordo, al logo.
Le variazioni di colore mi prendono in un vortice, fondi chiari per capire cosa mangi, bordi scuri ed eleganti, loghi piccoli ma incisivi…

Come fu, come non fu… mi vengono a ripescare alle 13, sconfitti, per andare a mangiare.
Bel problema questo.
Usciamo a mani vuote perché del piatto con le foglie marroni e verdi dell’emigrata non vi è traccia.
Per fortuna i buoni Totti&Titta ricordano una trattoria segnalata da amici a Pogerola.
E già! Perché, lo so che non ci crederete, ma la costiera amalfitana non è solo Positano, Amalfi, Ravello e via dicendo ma esistono tanti paesini in alto sulle montagne a picco sul mare che valgono la pena di essere visti e … degustati.



Al fin si giunse…

Piccola piazza, facile parcheggio, bel panorama e viuzze candide (senza munnezza tanto per capirci).
Ci sediamo nella veranda della Trattoria delle sorelle Rispoli e guardiamo incantati il panorama di fronte.
La frazione di Scala (e le sue scale…) e Ravello e il suo costone a picco, mai visto prima!


Una delle sorelle ci porta il menu





Ci concentriamo sui primi (siciliana al forno e tagliatelle calamari e vongole).



Che non corrispondono al menu ma chi se ne frega perché sono molto appetibili anche se poco fotografabili.
E chiudiamo satolli sui dolci (delizie al limone e torta ricotta e pere).



Che invece ci sembrano poco caserecci ma con un ottimo rapporto calorie/prezzo.
Il conto è da trattoria e, in un posto così bello, sembra strano non pagare anche il panorama…
L’estetica dei piatti (e delle sorelle) lascia invece a desiderare ma che vogliamo fare?
Chi siamo noi per opporci al destino?



PS: accettano i cani.

lunedì 11 febbraio 2008

May I make your day award?


ABULICO, BUCOLICO,
AGRESTE E PEDESTRE,
RUSTICO/CAMPESTRE,

INGRATO, INGRASSATO, INFIACCHITO,
IMBOLSITO, IMBECILLE, IMPUNITO,
IMPIGRITO, IMPEGNATO,
INGRIGITO, INVECCHIATO,

PASTORALE, UMORALE, ANIMALE.

Tirato per i capelli.
Sì proprio tirato per i capelli e anche sgamato, ecco come si sentiva Flat quel maledetto giorno.
Gli amici del pub “Cuochiinerba” lo avevano richiamato al dovere lamentandosi della qualità degli hot dog(s).
Da quando aveva aperto il pub/blog come secondo lavoro, come ogni statale che si rispetti, le cose erano precipitate.
Il suo kapufficio doveva aver subodorato qualcosa, forse un aroma di bratwurst o quel piacevole sentore di senf che si ritrovava addosso al momento di coricarsi. Piuttosto che punirlo aveva scelto una strategia più efficace.



Il lavoro era almeno triplicato ed erano tutte incombenze burocratiche, rendicontazioni, note riepilogative, saldi&sconti, memo, lista acquisti, fogli di presenza vidimati, survey fiscali, giustifiche, note spese, analisi gestionali ad interim et ad nutum si non ad horas, programmi di centralizzazione dei controlli e decentramento delle responsabilità, benchmark, total quality management, project financing & finance projecting, investment tips & strategies, Ricerca&Sviluppo, arrobba accà e arrobba allà ecc. ecc.


Insomma per il lavoro investigativo (e per il resto) c’era sempre meno tempo.


Ma su tutti i problemi che Flat aveva svettava Ciccina, bella come poche, ma rabbiosa e gelosa.
Rancorosa e rincresciosa (?). Forse anche rimorsosa e rimpiantosa. Ma soprattutto rumorosa.
Sulle prime era venuta al pub, aveva letto le dediche sul librone degli ospiti, aveva sorriso e, a volte, riso insieme delle carinerie nei commenti, aveva (addirittura!) assaggiato le specialità ma poi, quando si era trovata ingrassata di 1 chilo (sì, solo di 1 chilo!) aveva cominciato a sbraitare e inveire e invettare che si mangiava troppo, che non c’era più attenzione né tempo per lei, che….
Ma che pretendeva? Il (secondo) lavoro è LAVORO!!!!
E io forse che ho tempo per me, per i miei hobbies?
Lavora, fai la spesa, cucina, fotografa, ammannisci, rigoverna (perché si è licenziata la quarta donna delle pulizie in 4-quattro mesi), è chiaro che sono stressato, no?
E i lavori sul terrazzo, e quelli in casa, e la macchina fotografica (di Ciccina) rotta, e l’hard disk evaporato con le foto di 3 anni (e pure qualche documento di lavoro ma chi se ne frega), e Poldo (new entry, cucciolo nero, mefitico e bastardo detto Pollo per il petto carenato)?



Dove le mettiamo queste cose, eh?
Mi sai dire TU (Ciccina, non voi) DOVE LE METTIAMO?
Insomma, dopo la vacanza in Abruzzo, la situazione stava precipitando. Flat si sentiva mancare il terreno sotto i piedi. C’era qualcuno o qualcosa (Ciccina) che scavava.
Si è vero, erano ingrassati ulteriormente a furia di carni rosse sapide, salumi aromatizzati, formaggi freschi e non, cioccolata deliziosa, vini brillanti (Montepulciano, of course) e un cincinino di whisky e grappine torbati ma avevano solo (e dico SOLO) una stufa a gas!!!
In Abruzzo in inverno, mi spiego?



Ormai Flat era un uomo arreso e tristo (maschile di triste?). Quando tornava a casa trovava conforto solo in un Ciccillo offeso, come lui, dalla presenza del nuovo Pollo, il quale, maldestro e pasticcione (e anche pigro e persino sciatto, piscione e chiagnazzaro [che piange sempre]) conquistava tutte le attenzioni e i bacetti e i grattini e le coccole della bella Ciccina.
Ma tant’era, bisogna farsene una croce.

La sera, dopo una giornata di duro lavoro su bollette, piani finanziari, riunione per il budget, fatture, scongiuri e scarichi (…), Flat tornava a casa pensoso …

… quando ad un tratto scopre, su internet, di aver vinto un PREMIO!
Un premio? Sì il PRIMO PREMIO (per lui)!




Addirittura!?!
Miciapallina gli assegna un premio!
La poverina, tra i dieci blog che va a vedere ogni giorno, fruga nel suo!
Poverina…
Lui così:
saltuario/incostante
anemico/alienante
logorroico/anelante
dietetico/incoerente
grasso e indisponente?

Lui (il mitico Flat) non sa che fare!
Non pubblica una ricetta da mesi, ha ripreso a postare da poco sfruttando le mail di Balena spiaggiata appropriandosene indebitamente.
Il vigliacco parassita conta anche su Guitaromane (che però è più pigro di lui e non manda nulla dalla sua nuova patria di Nizza).
Non può ricambiare perché i suoi blog preferiti sono già stati nominati tutti e non vuole avviare una reazione a … catena di S. Antonio in cui nomina e magari viene rinominato manco fosse al Grande Fratello!
Brrrrr, gli vengono i brividi solo a pensarci.
E poi dieci non gli bastano, non gli bastano proprio.
Allora pensa e ripensa, il simpatico Flat, decide di ricambiare dedicando a Miciapallina una ricetta.
La prima da 7 mesi!!!!!!!

LA FRITTATA DI MICIAPALLINA

Breve pre-istoria:
questa frittata nasce in famiglia quando Flat era piccino piccino e capitava che la sera si fosse un po’ scarsi a cibo (altri tempi e altri costumi), allora la su mama componeva piatti rimasti storici (in famiglia) tipo la finta pizza (pane secco bagnato nel latte, mozzarella avanzata e pomodori) oppure patate all’agnello “scappato” e, infine, la seguente frittata di prezzemolo con vellutata al limone detta anche alla Marinara, d’ora in poi denominata la Frittata di Miciapallina!
Ad onor del vero una frittata al prezzemolo compare anche a pagina 394 del libro Cucina leggera dell’Enciclopedia della Cucina di Repubblica-l’Espresso ma, come vedrete (se avete il libro), questa ricettina è ancora più semplice e leggera in quanto senza latte né parmigiano.

Ingredienti
per la frittata:
uova (1 a testa)
prezzemolo (tanto e fresco)
sale un pizzico
olio evo
per la vellutata al prezzemolo e limone (ripresa dallo storico Talismano della felicità, libro pieno di tesori forse troppo presto e ingiustamente archiviato dai più):
margarina 20 gr.
farina 20-30 gr.
brodo vegetale
1 limone
Sale & pepe

Preparazione:
indossate il grembiule e fate quel che vi dico (soprattutto tu Miciapallina, eh?).
Avviate il brodo vegetale (anche granulare o dado).
Sciogliete un pioccolo di margarina vegetale in un pentolino e aggiungete la farina a cucchiaiate e cominciate a rimestare (ah che bel verbo: rimestare…) con una cucchiarella di legno a fuoco bassissimo.
Appena la farina tende al giallino aggiungete un quarto di litro di brodo e una prima cucchiaiata di prezzemolo tritato.
Sempre a fuoco dolce, continuate a rimestare senza coprire e aggiungete il brodo a cucchiai quando necessario (e sì, si naviga a vista) per circa 20 minuti (senza bruciarla, eh?).
Appena addensa (Oh, miracolo!) togliete dal fuoco e aggiungete il succo filtrato di un limone e un altro cucchiaio di prezzemolo tritato, aggiustate con sale, pepe e (se piace) noce moscata.
PS: per tritare facilmente il prezzemolo dovete asciugarlo bene (ma che ve lo dico a fare?).
Il resto è ancora più semplice:
battete le uova con un pizzico di sale e tanto prezzemolo;
ungete con carta da cucina bagnata nell’olio la più grande padella antiaderente che avete (la mia è di 33 cm) e buttate un cucchiaio di uovo battuto spargendolo come fosse una crepe.
Appena comincia a solidificare aggiungete/spalmate la vellutata al centro (sempre come fosse una crepe) e arrotolate da un bordo aiutandovi con una spatolina.
Ripetete tante volte quanti sono i commensali (?).
Piccola spesa, grande figura.



Bella anche tagliata a rondelle per uno spiedino.